L’idea forte del libro bianco preliminare alla legge regionale di riforma della sanità lombarda era l’accompagnamento della persona fragile. Una rivoluzione rispetto alla regola di ingaggio classica della relazione paziente medico : dal curare al prendersi cura, dal “vado dal medico quando ho bisogno” al medico che si occupa di me per evitare che le mie malattie si scompensino.

Oltre ad un approdo di civiltà, la scommessa sottendeva implicitamente la tenuta del sistema sanitario : atteso che l’incremento esponenziale della spesa è generata dai frequenti ricoveri degli anziani/cronici, la presa in carico ha l’obbiettivo di facilitare l’accesso alle cure in modo da ridurre l’onere dei ricoveri impropri . . .

A 5 anni dalla riforma la PRESA IN CARICO riguarda purtroppo un numero esiguo di potenziali fruitori . . . possiamo stimare un 10% del preventivato circa 100.000 su 1.153.454 eleggibili che sono in carico alle cooperative di MMG e ai servizi di presa in carico delle ASST, in pratica gli anziani fragili che hanno una abitazione prossima alla ubicazione dei pochi POT e PRESST attivati.

Il sistema oggi quindi traccheggia in questa lunga sperimentazione in cui il 90% dei cronici aventi diritto alla presa in carico, secondo la legge, in realtà continuano ad affidarsi al proprio medico di base, con l’aggravante che l’emergenza sanitaria comporta una ulteriore difficoltà financo di accesso agli studi medici . . .

L’asso nella manica di cui disponiamo in Lombardia è l’altissimo livello clinico delle RSA, che sono una presenza capillare sul territorio e hanno un Know how invidiabile in tema di gestione del cronico . . .

Probabilmente le politiche di presa in carico non possono prescindere da un loro coinvolgimento . . . Ma per coinvolgerle occorre capire perché finora non si sono fatte vive . . .

Ve lo spiegherò alla prossima puntata . . .