AGOSTO 2015 : RIFLESSIONI SUI RISULTATI DELLE RISPOSTE AI TEST POSTATI SUL MIO SITO WWW.AZZURROTICINO.IT DA PARTE DI 180 PILOTI CHE HANNO RISPOSTO A TUTTI I QUESTIONARI (sui 328 che hanno fatto login ma hanno risposto solo parzialmente)

Dall’inizio dello studio si sono registrati 328 piloti, ma i questionari fungibili, compilati in ogni parte e quindi confrontabili sono 180.

1)      RIFLESSIONI SULL’INCROCIO FRA GENERE E TRATTI DI PERSONALITA’

Si tratta di 14 FEMMINE (7,8%) e 166 MASCHI (92,2%), e quindi il primo incrocio che ho fatto riguarda il FMHQ e il genere . . .

FIGURA 1

Mi sono sempre chiesto cosa spingesse una femmina a volare . . . In fondo per regolare l’adrenalina le femmine dispongono di altri sistemi, più automatici e meno impegnativi . . . La tabella ci può dare una chiave : guardate come si scostano in maniera più che significativa i valori relativi alla depressione. Mentre nei maschi la maniacalità è un tratto semplice (o al più si combina con la ossessività), nelle femmine sembra che la maniacalità sia una via di fuga dalla depressione (il tratto caratterizzante sembra essere bipolare maniaco-depressivo).

La maniacalità è senza dubbio il “marchio di fabbrica” della tribù del volo. E a ben guardare non può essere che così : cosa può avvicinare un essere umano a qualcosa rappresentato e percepito come pericoloso se non una naturale predisposizione alla sfida, al superamento del limite, tipica del tratto maniacale.

La mania ci ha portati ad approcciare il volo . . . E il volo ci fa un regalo inaspettato, che nessuno di noi avrebbe sospettato : CI AIUTA A CURARE LA MANIA! Dobbiamo ancora avere un riscontro di laboratorio di quanto andiamo dicendo, ma se c’è un legame fra maniacalità e sovrapproduzione di adrenalina, quando riusciremo su un campione di volatori a dosare l’adrenalina prima del volo, dopo il volo e a distanza di qualche giorno, potremo dimostrare quello che adesso è solo un vissuto che “i drogati del volo” ci confidano : che la qualità della nostra vita, da quando voliamo, è nettamente migliorata : abbiamo un minor bisogno di sfida nella vita di tutti i giorni, un minor bisogno di disobbedienza, di rischio, una migliore performance neurovegetativa, soprattutto nei momenti di alternanza sonno/veglia e un minor contenuto ansioso (documentato anche dai numeri lì sopra)

Molti maniaci si curano con le droghe, la cocaina in particolare. Riferiscono di trarne benessere ma lamentano il “down” depressivo quando cala l’effetto del farmaco . . .

Il volo ci da lo stesso risultato della cocaina, ma invece del “down” osserviamo una stabilizzazione : un permanere del beneficio a distanza di ore e di giorni . . . E in più non facciamo niente di illegale . . . Non è pericoloso come molti nostri comportamenti precedenti (correre in moto, esperienze sessuali disordinate, pratica sportiva “estrema”, iperattività . . . ) e il prezzo : IMPARAGONABILE.

E’ la cura giusta della maniacalità con un rapporto qualità/prezzo imbattibile!

Cominciamo ad intravedere l’elemento che analizzeremo compiutamente nel punto successivo : Il volo cura la maniacalità ma riesce a fare in automatico una diagnosi differenziale del bipolare : nei piloti in cui la mania è fuga dalla depressione (maniaco/depressivo), l’esperienza di volo, curando la mania, porta allo scoperto come prevalente il tratto depressivo . . . Vedremo come proprio i punteggi relativi alla DEPRESSIONE e all’ ANSIA aumentino in maniera esponenziale in chi dirada e infine smette la pratica . . .

2)      RIFLESSIONI SULL’ INCROCIO FRA ASPETTATIVA DI VITA VOLOLIBERISTICA E TRATTI DI PERSONALITA’

Dal punto di vista “aspettativa di vita” del pilota che abbiamo raggruppato in 4 classi :

–          LUNGA VITA DI VOLO (fino a 45 punti) si tratta di 49 PILOTI (27,2% DEL CAMPIONE)

–          PRIME SMAGLIATURE (da 46 a 55 punti) si tratta di 66 PILOTI (36,7% DEL CAMPIONE)

–          IL VOLO NON E’ TUTTO (da 56 a 67 punti) si tratta di 40 PILOTI (22,2% DEL CAMPIONE)

–          ADDIO ALLE ARMI (oltre 67 punti) si tratta di 25 PILOTI (13,9% DEL CAMPIONE) che presumibilmente si accingono ad uscire dal grande circo del volo . . .

 

La classificazione nella singola categoria avveniva in base al punteggio complessivo assegnato attraverso una “batteria di test” : oltre al FMHQ, assegnavano punteggio 1)un test dell’albero semplificato, 2)un test dei colori semplificato 3)un grafico di autovalutazione sul rapporto fra carriera volatoria e sicurezza in volo. Per ciascuna classe ho riportato sopra il range di punteggio che ha determinato l’assegnazione alla classe.

Per quanto riguarda gli elementi indagati dal test specifico FMHQ l’elenco è il seguente :

–          ANSIA : (CUT OFF 4,15) si tratta dell’indicatore più caratterizzante, come la VES (velocità di eritrosedimentazione) negli esami del sangue : ci dice che c’è un processo psicopatologico in corso e, dal punto di vista della pratica vololiberistica ci indica che il PILOTA si sta AMMALANDO : la sua caratteristica personologica che fino ad allora potevamo considerare una risorsa, comincia a diventare un problema.

–          DEPRESSIONE :   (CUT OFF 4,54) E’ il tratto da tenere maggiormente monitorato e che, vedremo, presenta le maggiori oscillazioni nella transizione verso l’abbandono della pratica vololiberistica. E’ “l’altro polo”, il reciproco della MANIA. Come tutti gli altri “caratteri”, a basso punteggio indica la “presenza operosa” di parti del se’ che agiscono in sinergia con l’ IO del pilota a realizzare buone prestazioni volatorie. Quando i punteggi si alzano, la presenza si trasforma in un FANTASMA che risorge dal subconscio e risveglia i traumi corrispondenti. La depressione sottende traumi arcaici che pescano nei primi momenti della vita. Traumi che si sono materializzati in un tempo in cui non sapevamo ancora parlare. . . E’ per questo che la depressione, soprattutto endogena è la bestia nera di tutte le psicoterapie . . . Ed è per questo che il volo può essere considerata una delle poche cure naturali per la depressione . . . Con livelli alti di depressione NON SI DEVE SMETTERE DI VOLARE, ma bisogna trasferirsi da pilota a passeggero . . . Ma questo lo vedremo più avanti . . .

–          FOBIA (CUT OFF 2,78) Anche questa è una caratteristica generalmente sotto soglia : è intuitivo che chi pratica il volo, per propria caratteristica sia naturalmente scevro da tratti fobici

–          SOMATIZZAZIONE (CUT OFF 3,69) Vedremo che è il tratto statisticamente meno significativo dal punto di vista psicologico sull’abbandono. Mediamente i volatori alla propria pellaccia ci tengono. Il corpo viene coinvolto nell’esperienza di volo e, fino a prova del contrario si fida dell’IO e continua ad offrire collaborazione

–          OSSESSIVITA’ (CUT OFF 6,13) Vedremo che l’ossessività è, insieme a Mania e Isteria uno dei tratti più caratterizzanti del popolo volatore : ma come aiuta nel predisporre al rispetto delle procedure, diventa una mina quando l’ansia cresce, trasformando la risorsa in un persecutore

–          ISTERIA (CUT OFF 5,52) Il mancato completamento del processo di separazione/individuazione è alla base della scelta dello sport di branco, anche se nel nostro caso il branco può tutelare fin quando non stacchiamo i piedi da terra, ma quando siamo in volo viviamo sulla nostra pelle il noto adagio : è meglio essere a terra con il desiderio di volare che essere in volo con il desiderio di atterrare . . .

–          MANIA (CUT OFF 7,51) Come vedete è il tratto più caratteristico del popolo volatore e ha qualcosa a che vedere con la motivazione biologica che ha spinto ciascuno di noi verso il volo : la over produzione di adrenalina . . . E’ una grossa risorsa perché consente a ciascuno di noi di essere intraprendente, mediamente di eccellere nel proprio lavoro, di affrontare imprevisti e incognite, la curiosità di vivere, di esplorare . . . E’ la maledizione di chi brucia! E’ meglio bruciare forte o consumarsi lentamente ? Nell’uno e nell’altro caso resta cenere . . .

Il secondo incrocio l’abbiamo quindi eseguito fra appartenenti a ciascuna categoria di aspettativa di vita come pilota e FMHQ

FIGURA 2

Figura 2 : medie FMHQ per il campione complessivo di 180 piloti e per 4 sottogruppi per aspettativa di vita di volo

La prima operazione ci ha consentito di ricavare “cut off” dividendo il punteggio complessivo su cui confrontare e verificare se ci sono scostamenti statistici significativi nelle diverse categorie. Trattiamo l’intero dei piloti come se fossero un intero corpo e fissiamo i valori medi per ciascuna carattere psicopatologico, tenendo presente che i valori di riferimento, per ciascun cluster sono :

–          Da 0 a 4 = assente – sotto soglia

–          Da 5 a 8 = presente e caratterizzante

–          9 e oltre = operativo e dominante

Per quanto riguarda l’incrocio fra aspettativa di vita volatoria e tratti personologici misurati con il FMHQ possiamo osservare :

1)      Il livello d’ANSIA CRESCE ESPONENZIALMENTE dal gruppo lungo vita al gruppo addio alle armi. Il livello d’ansia misurato attraverso il test si avvicina alla soglia limite, diventando un indicatore significativo per determinare la trasformazione delle parti del se’ da “agonisti” ad antagonisti della pratica volatoria.

2)      Per quanto riguarda il processo di evoluzione sintomatica delle parti del se’, notiamo innanzitutto che alcune parti restano tal quali (isteria-mania)

3)      Altre parti crescono in maniera aritmetica (fobia- somatizzazione-ossessività)

4)      Una parte cresce, come l’ansia, in maniera esponenziale, (DEPRESSIONE)

3)      RIFLESSIONI SULL’ INCROCIO FRA COMPETENZA VOLOLIBERISTICA E TRATTI DI PERSONALITA’

Dal punto di vista delle performances volatorie, il campione è stato classificato in base alle classi :

–          POLLO : si tratta di principiante o pilota che effettua prevalentemente planate e tende a volare con il cordone ombelicale attaccato all’atterraggio (42 PILOTI 23,3% DEL CAMPIONE)

–          APIRANTE GALLO : si tratta di piloti che, pur non avventurandosi in cross, usano l’accelleratore, o gonfiano la vela “alla francese” o sperimentano con certa frequenza il “top landing” (58 PILOTI 32,2% DEL CAMPIONE)

–          GALLO : si tratta di piloti che riferiscono frequente il cross, sganciandosi dalla dipendenza visiva dell’atterraggio. (80 PILOTI 44,5% DEL CAMPIONE)

–          Un focus particolare è riservato ai 33 BIPOSTISTI IL 18,3% del campione complessivo, dei quali, dal punto di vista delle abilità volatorie, 1 si definisce POLLO, 7 si definiscono ASPIRANTI GALLI e la maggior parte, 25 si definiscono GALLI

Il terzo incrocio riguarda quindi l’incrocio fra le 3 classi di competenza vololiberistica (pollo-aspirantegallo-gallo) e il focus sui bipostisti con i risultati del FMHQ secondo le caratteristiche di personalità

FIGURA 3

Figura 3 : medie FMHQ per il campione complessivo di 180 piloti e per 4 sottogruppi di competenza vololiberistica

Per quanto riguarda questo incrocio possiamo osservare :

1)      Gli elemento che presentano significative variazioni statistiche sono la DEPRESSIONE e l’OSSESSIVITA’ : in entrambi i casi diminuiscono, in maniera aritmetica il secondo tanto più il pilota abbandona il cordone ombelicale all’atterraggio e si avventura nel cross. La prossimità all’atterraggio sembra essere l’elemento fondamentale della dinamica. La rottura del cordone ombelicale con la madre-terra rende ragione dell’elaborazione del trauma da parto e manda in diminuzione anche i tratti ossessivi che ne sono la naturale prosecuzione energetica.

2)      Notiamo come è proprio nella classe dei “polli” che trovano casa i potenziali “bipolari” e questo rende ragione dell’alto livello di abbandono della pratica vololiberistica nei primi mesi dal brevetto. In assenza di ipotesi psicologiche, finora abbiamo liquidato la questione sull’alto indice di abbandono della pratica sportiva ricorrendo ai luoghi comuni : “non era portato”, “si è spaventato”, “chi vola vale, chi non vola è un vile” . . . Con questi numeri, da specialisti, potremmo già azzardare una ipotesi e un consiglio : l’ipotesi è che il volo ha portato a galla la depressione, il consiglio è che, invece di non volare più, chi abbandona avrebbe bisogno di volare ancora più di chi resta . . . Ma dovrebbe sostituire il volo da solo con un bel biposto almeno una volta al mese . . .

4)      RIFLESSIONI SULL’ INCROCIO FRA EVOLUZIONE DELLA AUTOPERCEZIONE DELLA SICUREZZA IN VOLO E E TRATTI DI PERSONALITA’

Nella batteria di test, l’evoluzione dell’autopercezione della sicurezza in volo nel corso della carriera del pilota è affidata alla scelta fra 5 grafici che la raffigurano in modo intuitivo :

1)      Periodi sopra soglia e periodi sotto soglia (44 piloti – 24,4%)

2)      All’inizio sotto soglia, poi via via sopra soglia (8 piloti – 4,4%)

3)      All’inizio sopra soglia, poi via via sotto soglia (34 piloti – 18,9%)

4)      Sempre sotto soglia (91 piloti – 50,6%)

5)      Sempre sopra soglia (3 piloti – 1,7%)

FIGURA 4

Figura 4 : medie FMHQ per il campione complessivo di 180 piloti e per 5 sottogruppi di autopercezione della sicurezza nella carriera vololiberistica

Rincuora il fatto che 3 piloti su 4 volano abitualmente aldiquà della linea del rischio . . . E già questa è una buona notizia . . .

Per quanto riguarda i numeri, gli scostamenti più significativi sono a carico dei piloti che si autopercepiscono stabilmente sopra la soglia di rischio. Purtroppo il campione esiguo (in tutto 11 piloti, il 6% del campione) ci richiama ad essere molto prudenti nelle conclusioni . . . E’ fuori di dubbio tuttavia che, sarà un caso, ma è proprio su questo campione che si concentrano gli scostamenti statistici più significativi : qualcosa avviene a carico della fobia e dell’ossessività in chi si è convertito al rischio provenendo dalla sicurezza . . . e qualcosa è avvenuto a carico della mania e dell’ossessività in chi si stava convertendo alla sicurezza e poi è tornato alla religione del rischio . . .

Un cenno a parte sui livelli d’ansio per chi proveniva dal rischio e si è ricollocato nei margini di sicurezza : è probabile che una brutta esperienza abbia contribuito alla loro redenzione . . .

 

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