. . . DOVE SONO ARRIVATO NEL MIO STUDIO SULLA PSICOLOGIA DEL VOLO   (aprile 2015)

Mercoledì 22 aprile ero a volare al Cornizzolo.

Ho volato per tutto l’inverno a Sondrio, portando in volo decine di passeggeri valtellinesi . . .

In questi giorni sono ritornato a frequentare il mio classico sito di volo. . .  Anche perché inaspettatamente in questi giorni in valle sembra estate, per cui la BREVA la fa da padrona: vento di valle mediamente intorno ai 25 km orari che, oltre a rendere difficoltosa la perdita di quota, rischia di farti atterrare all’indietro . . .

Dicevo che ero al Cornizzolo, e un amico parapendista che aveva seguito i miei studi mi chiede a che punto sono . . .

 E io a spiegargli che, all’inizio il focus della mia attenzione era di mettere a punto un questionario predittivo dell’ ASPETTATIVA DI VITA VOLATORIA DEI CULTORI DEL PARAPENDIO . . .

Ma mentre mettevo a punto e testavo il questionario, rileggendo gli esiti soprattutto della parte esplorativa dei fantasmi, mi sono imbattuto in piste di ricerca che andavano aldilà della disciplina sportiva del parapendio, ma aprivano la strada a spiegare il complesso rapporto tra l’essere umano e IL VOLO : soprattutto trovare la chiave per capire cosa sta dietro al RIFIUTO DEL VOLO. 

Certo, per provare sperimentalmente le intuizioni che lo studio fin qui condotto mi hanno indicato, ancora ne corre . . .

D’altra parte, siccome per guadagnare la pagnotta devo fare il mio lavoro, non ho molto tempo e molto denaro da investire in questo studio . . . che continuo a fare a tempo perso . . .

I riscontri sperimentali che fin qui ho collezionato mi hanno confermato alcuni punti fermi che elenco :

 L’unico ostacolo è il fatto che chi è nato male, chi ne avrebbe più bisogno (chi ha una sintomatologia che rimanda alla depressione endogena), proprio perché IL VOLO ci riporta a questo momento particolarmente traumatico della nostra vita, è anche chi lo rifiuta. E a ben vedere proprio a motivo del contenuto evocativo dell’ evento . . .

Pensate amici, una volta dimostrati i poteri curativi del volo, ai potenziali depressi, sicuramente afflitti dal trauma da parto, che rifiutano di volare con qualsiasi mezzo, sarà possibile prescrivere come medicina efficace, senza controindicazioni, naturale un bel volo . . .

Una prescrizione che rende contenti tutti :

Questo non farà ovviamente venir meno il sintomo che si scatena quando il paziente sale sull’oggetto volante : paura, ansia, senso di vertigine, vomito . . .

Ma la stessa cosa avverrebbe anche affrontando un elettroshock, tanto che in alcune cliniche si procede in narcosi (aggiungendo il rischio dell’anestesia al limitato rischio della convulsione conseguente alla corrente elettrica)

Per non parlare del valore preventivo di volare prima che la depressione sia diventata sintomatica . . .

 

Ma questo è un altro capitolo . . .    

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